È sempre più evidente come in Italia l’emergenza Covid abbia acuito le disuguaglianze già presenti.
Mentre prima della pandemia per la maggior parte degli italiani l’educazione scolastica era considerato un diritto acquisito ormai da tempo, spesso dato per scontato, ad oggi la questione è più complessa.
Scampia rappresenta una realtà all’interno della quale la povertà educativa minorile è sempre stata una problematica diffusa, ma anche in questo caso ha saputo superare le avversità.
Sono emerse serie difficoltà a causa dell’emergenza Covid: molti bambini o ragazzi non possiedono una buona connessione a Internet o strumenti informatici adeguati: l’allontanamento dagli istituti scolastici e dal Centro Educativo ha portato molti giovanissimi a disimparare alcune nozioni.
Ma anche in situazioni come queste, le ragazze e i ragazzi di Scampia hanno saputo superare gli ostacoli.
Fondamentale è stato il supporto dell’ Associazione Terramia alla Scuola delle Seconde Opportunità. L’associazione – che si occupa del contrasto alla dispersione scolastica nei campi rom – ha aiutato i bambini delle elementari a collegarsi online con tablet offerti sia dalle scuole statali che dal Centro educativo.
Infatti il Centro Educativo Celus, dotato della strumentazione necessaria, è servito come base ai ragazzi per avere un punto di collegamento ad internet funzionante.
Per fronteggiare l’emergenza si è costituita una catena solidale che ha coinvolto le scuole di tutta Italia per fare ripetizioni ai bambini in difficoltà, affinché nessuno venisse lasciato solo o indietro.
A Scampia Chiara segue principalmente progetti che coinvolgono ragazze di etnia rom. In genere, quando queste ultime entrano nella pubertà, viene insegnato loro ad occuparsi dei servizi di casa. Vengono trasmessi loro i valori del lavoro, degli affetti e della cura domestica.
Spesso queste ragazze vivono in famiglie nomadi, che si ritrovano a Scampia per le ragioni più disparate, nelle quali si parlano fino a tre lingue differenti.
Il progetto formativo messo in atto da Chiara per loro è volto a dare loro opportunità differenti rispetto a quelle proposte della famiglia, all’insegna della creatività, per far sì che ognuna sia in grado di scoprire le proprie passioni e abilità.
Le sette ragazze coinvolte nel progetto – nonostante le resistenza della famiglia e l’Emergenza Covid – hanno deciso di non abbandonare la scuola e continuare ad imparare.
Il programma è suddiviso in due parti differenti. Nella prima il gruppo affronta un tema di discussione proposto. Ad oggi Chiara racconta che hanno riflettuto su libertà, amore, aspettative e sessualità: argomenti di estrema rilevanza per chi si sta affacciando nella fase adolescenziale.
Nella seconda parte le ragazze si dedicano a creazioni e attività personali: abiti, acconciature, pantaloni e veli, a seconda dei loro interessi.
Oltre a permettere loro di allontanarsi dall’ambiente domestico e spingerle ad emanciparsi dalle loro famiglie, in questo modo le ragazze si strutturano come individui: possono coltivare le loro inclinazioni sperimentando insieme.
Nonostante l’eredità di tradizioni millenarie radicate nel tempo possa sembrare un ostacolo, la realtà dei fatti racconta il contrario.
Ciò che abbiamo compreso grazie a Chiara è l’esistenza di una Scampia meno conosciuta piena di bambine, bambini, ragazze e ragazzi che hanno voglia di apprendere. Sicuramente c’è ancora molto fare ed è necessario che qualcuno li accompagni oggi in questo percorso, affinché possano raggiungere i loro obiettivi domani.
CONCLUSIONI
Il percorso fatto finora è stato lungo e non privo di difficoltà – racconta Chiara – ma decisamente soddisfacente.
I progetti futuri sono molti e ambiziosi: creare ruoli ben definiti all’interno del Centro, implementare i progetti educativi su altri temi – per esempio quello della legalità – e organizzare le attività in modo più sistematico cercando di raggiungere sempre più bambini e ragazzi nel quartiere.
Scampia è una realtà che ti coinvolge completamente – afferma Chiara con naturalezza – spesso quando sei qui è facile dimenticarsi di tutto il resto. Quando sono arrivati i cubetti Geomag i bambini erano tutti entusiasti – racconta Chiara. Utilizziamo il gioco come metodo di apprendimento alternativo per i più piccoli così da stimolarli nell’imparare in modo divertente la matematica, l’italiano e l’inglese. Un sistema di formazione e svago inclusivo che non presenta barriere linguistiche e culturali: riunisce tutte e tutti; bambine e bambini rom e napoletani che giocano insieme sperimentando. Crescendo.
La spontaneità che contraddistingue la nostra Schoolhero nella sua opera è una caratteristica che la rende ancora più straordinaria ai nostri occhi. Stimola in noi la voglia di impegnarci ancora di più nella salvaguardia delle bambine e bambini di tutto il mondo: essere noi stessi – e la nostra azienda – motori di svolta per le generazioni future.